ANALISI - I tifosi dimostrano il loro valore, la società e la squadra no: l'unico messaggio di un impietoso 6-0

Sconfitta che resterà nella storia rossoblù
14.03.2016 13:00 di  Raffaele Cozzolino   vedi letture
ANALISI - I tifosi dimostrano il loro valore, la società e la squadra no: l'unico messaggio di un impietoso 6-0

Il derby più atteso della stagione si è trasformato in un autentico incubo per i tifosi rossoblu, uniche vittime di un 6-0 che ha il sapore, come più volte detto da Corvino, dell'umiliazione.

Spesso la società ha puntato il dito proprio contro i supporter per la poca presenza (in termini di numeri) sugli spalti. Ieri i 1000 (MILLE; in serie A alcune squadre non le portano in trasferta M-I-L-L-E persone) hanno dimostrato che, sotto troppi strati di diffidenza (figlio di tante delusioni degli anni anonimi della D e dell'Eccellenza) e di poca abitudine a vedere la Casertana in alto (21 anni della sopracitata mediocrità hanno portato alla perdita di almeno una generazione di tifosi), il cuore rossoblu batte forte, è vivo. 

Quello che ci viene da analizzare, per quanto è possibile dopo un 6-0, è che il dito, questa volta, ma anche in precedenza (in alcune occasioni), va puntato contro la società stessa. Ma non per accusarla, ma per chiedere chiarezza, unità, forza.

Dopo il triplice fischio finale di una partita, sportivamente parlando, drammatica, una grande società avrebbe chiesto scusa ai tifosi, in primis. Poi avrebbe dovuto analizzare ciò che non era andato, facendolo in casa propria. Non sbandierando tutto ai quattro venti. 

Le dichiarazioni di Corvino sono inquietanti, le presunte (ma ormai solite, stucchevoli, noiose) minacce di addio di Lombardi e Pannone (quest'ultimo autore di un mercato di riparazione dove tra 7 giocatori solo Bonifazi, a parte ieri, ha avuto un buon impatto sulla squadra e rendimento fisico) arrivano puntali. L'assenza di parole dei protagonisti principali come Romaniello o qualche giocatore, costretti ad un silenzio stampa ormai senza giustificazioni e figlio di una caccia a dei fantasmi (che non esistono tra la stampa che si occupa abitualmente e minuziosamente dei fatti che riguardano la Casertana), rende tutto molto più cupo, triste, buio. 

"Servirà del tempo anche alla società per crescere ed acquisire una mentalità vincente", lo ha detto sempre il numero uno rossoblù. Probabilmente è così. È tempo di guardarsi in faccia e capire che nel frattempo che si discute, che si minacciano dimissioni, che si sta in silenzio, è iniziata un'altra settimana che porterà ad un'altra partita. Perché il campionato non è finito, ve lo ricordiamo qualora qualcuno se lo fosse dimenticato. E a Martina, a cinque ore abbondanti da casa, sicuramente tifosi ce ne saranno (in quantità notevolmente ridotte, per ovvie ragioni logistiche) come sempre: da Agrigento a Foggia, passando per Catania. 

Il resto? Il Romaniello che forse non mette la formazione? Il perché in campo c'è Som quando Pezzella era reduce da due buone partite (anche se con l'Ischia era uscito per qualche noia fisica, ma era completamente a disposizione ieri)? Le altre mille domande che ci si pone? Il ritiro ufficializzato con una nota sul proprio sito internet ed i giocatori che stamane erano ben lontani da Cava? Non è questo il momento, non è questo il senso di ciò che deve passare tramite questo articolo.

La società faccia la società. Non altro...